Immaginiamo una gestione della tipica che…

Immaginiamo una gestione della tipica che…

Immaginiamo un Comprensorio Alpino che solo fino a una decina di anni fa era preso d’esempio da molti altri per la gestione della Tipica Alpina, un Comprensorio che fu fautore delle prime iniziative a livello nazionale di miglioramenti ambientali, che raccoglieva dati e campioni biologici per ricerche scientifiche, che pubblicava lavori su riviste internazionali con impact factor, che presentava dati a congressi nazionali, che organizzava incontri con i cacciatori per divulgare la conoscenza, che tracciava linee di gestione riferite ai metodi di censimento, alla redazione dei piani di prelievo e alle misure di salvaguardia non solo in Regione Piemonte ma anche in altri Comprensori dell’arco alpino.
Immaginiamo la bellezza di salire con le ciaspole in un bivacco a metà maggio, spalare la neve per entrare in baita, accendere un fuoco, condividere del formaggio che arriva dalle zone più disparate delle Alpi, buoni vini che scatenano ricordi degli anni prima, risate e battute sarcastiche sulla stagione precedente ed essere tutti pronti a non dormire presi dall’eccitazione di sentire un gallo rugolare, una cotorna cantare o di godersi lo spettacolo di vedere un maschio di bianca che difende il suo territorio e la sua femmina.
Immaginiamo tecnici che hanno avuto la fortuna di apprendere molto più da queste serate che dai libri di scuola e che applicano certe esperienze nella gestione venatoria ricordando con piacere anche quello che si è mangiato quella sera, quel materasso pieno di cacche di topi, quello spiffero che passava da sotto la porta ed il freddo del mattino che ti faceva perdere la sensibilità a tutte le estremità.
Immaginiamo un gruppo di cacciatori che la mattina alle 5 di un giorno di agosto aspetti con ansia di salire sul primo traghetto, altri che percorrono 150/200 km svegliandosi all’alba e altri ancora che dal giorno prima partano da Vicenza per dormire in tenda ed essere pronti ad aspettare l’orario giusto per iniziare un’attività di censimento sotto la guida di tecnici qualificati nelle aree campione, dentro e fuori parco.
Immaginiamo che tutta questa collaborazione dei cacciatori nasca dalla voglia di confrontarsi con tecnici faunistici e con altri cacciatori che dall’alto della loro esperienza da un lato diffondono conoscenza e dall’altro si cospargono di cenere il capo raccontando anche i loro errori. Immaginiamo cani messi alla prova senza alcuna gara e conduttori curiosi e vogliosi di andare in coppia con quel cacciatore perché tutti parlano del suo cane, perché spinti dalla voglia di vedere qualcosa di bello.

Immaginiamo che ora tutto ciò non esista più.

Immaginiamo un comprensorio in cui ci siano cacciatori che senza alcun grado di conoscenza, esperienza e maturità abbiano deciso di sedersi a comporre una commissione.
Immaginiamo una situazione in cui i cacciatori si autogestiscono i censimenti senza però conoscere il territorio, un luogo in cui le aree campione sono scelte per comodità di accesso e non per vocazionalità, una realtà in cui vige la gelosia di ogni zona.
Immaginiamo una situazione in cui si faccia di tutto per lasciare al di là del Lago Maggiore e del Ticino i foranei, guarda caso gli stessi che hanno da sempre collaborato alle attività scientifiche e tecniche, ma che poi vengano chiamati per affidargli aree campione scomode o zone che conoscono solo loro.
Immaginiamo la coerenza. Osserviamo ora l’incoerenza.

Dopo tutte queste immagini, parliamo della realtà.

Conosco, ahimè, molto bene la gestione del VCO2 e sarò molto chiaro e trasparente. Da alcuni anni opera la “commissione tipica”. Le virgolette non sono messe a caso perché a quanto pare questa “commissione” non è nemmeno mai stata incaricata ufficialmente dal Comitato; tuttavia, viene spesso nominata nei verbali e le viene affidato un ruolo propositivo e organizzativo.
Che compiti dovrebbe avere una commissione? A mio avviso pochi ma semplici, come ad esempio proporre migliorie nell’ambito della gestione, applicare le linee guida regionali (risalenti al 2012) all’interno del regolamento, organizzare e gestire i censimenti primaverili ed estivi, proporre misure di conservazione e di salvaguardia sulle specie da far adottare al comitato.
Che compiti ha avuto la “commissione”?? Bho…

Quest’anno ho avuto la fortuna di lavorare col Comprensorio alpino Val Brembana a Bergamo.
Regione Lombardia a dicembre 2020 ha emanato le nuove linee guida regionali che hanno di fatto stravolto la gestione e abbiamo dovuto ricostruire (di corsa) non solo le modalità di censimento ma anche tutte le misure di conservazione della specie. Per fortuna il background della commissione (composta da cacciatori esperti, appassionati e culturalmente preparati) fissato negli anni precedenti grazie all’ottimo lavoro di Artuso, Brugnoli e Rotelli aveva lasciato traccia. Senza entrare nei dettagli, la cosa che più mi ha colpito è stata la discussione proattiva alla gestione del Fagiano di monte che alla quarta giornata forniva il seguente dato: 23 galli presi su 32, di cui 13 adulti e 10 giovani.
Cosa c’è da discutere e da convocare una commissione con questi dati?? Semplice: il rapporto Juv/Ad è sbilanciato a favore degli adulti. Anche se rimaneva nei parametri precedentemente fissati rappresentava comunque un motivo di preoccupazione. Alla quinta giornata si è chiuso il piano dopo aver raggiunto l’80%, come già previsto come misura di salvaguardia con 27 galli di cui 12 giovani e 15 adulti.
È così che deve lavorare una commissione, in maniera propositiva, in stretta sinergia con tecnico e comitato.

E nel VCO2 invece? Non avrei mai potuto immaginare che si potesse fare una pezza peggio del buco, ma a quanto pare non c’è limite al peggio.
La commissione ha “lavorato” (anche qui le virgolette non sono a caso perché il lavoro è retribuito, qui invece è gratuito – lo scrivo mica che qualcuno pensa che abbia messo le virgolette per prenderli in giro…) senza mai essere concludente. Ha sprecato energie e risorse su gelosie su complicazioni del regolamento che nulla hanno a che vedere con la gestione vera e propria. Ma come se non bastasse non ha applicato quelle piccole misure di precauzione che invece nel VCO2 erano state inserite molti anni fa, come ad esempio la chiusura della specie se alla quinta giornata non era stato prelevato il 50%+1 del piano, oppure la valutazione del rapporto Juv/Ad negli abbattimenti, oppure altre misure di gestione volte a premiare chi svolge solo questa forma di caccia e non chi rinchiude i cani nel serraglio non appena apre il cervo.
È il secondo anno che la situazione peggiora ma, come succede troppo spesso in Italia, non ci sono mai responsabili.
E rimanendo nel solco della non-responsabilità, meglio chiedere alla Regione di intervenire, lavandosene le mani e chiedendo la chiusura della caccia al Fagiano di monte visto che alla sesta giornata sono stati presi 20 galli su 31, di cui “solo” 18 adulti e “ben” 2 giovani!!! Ma nei giorni prima invece nessuno si è posto la domanda che qualcosa non andava??
E la cotorna?? Ah no, qui va tutto bene… 4 capi su 11: 2 maschi adulti, 2 femmine adulte e nessun giovane! A me, sinceramente, viene da piangere!!!

Ma perché il Comitato non si è preso la responsabilità di chiudere la caccia come ha sempre fatto anche in altre occasioni con chiusure anticipate sugli ungulati?
Perché uscire con un comunicato in cui si dice che “la giunta regionale, in data odierna (22/10/2021), ha approvato di disporre, ai sensi dell’ articolo 13, comma 5 bis della legge regionale 5/2018, il divieto dell’attività venatoria alla specie Fagiano di monte nel C.A. VCO2 per la stagione venatoria 2021-2022 a partire dalla data di pubblicazione del presente provvedimento” senza specificare che per correttezza domenica 24 ottobre si può proseguire il disastro visto che pubblicazione ufficiale della DGR avverrà forse martedì 26 ottobre???

Una risposta ce l’ho e la riferirò a voce di persona a chi di dovere.

Avrei potuto starmene in silenzio e non commentare oltre, ma purtroppo sono cresciuto professionalmente con la tipica alpina nel VCO e sono talmente affezionato a queste specie, alla loro gestione e a molti amici cacciatori, che quando è troppo è davvero troppo. E mi prendo tutte le responsabilità del caso, preferendo scrivere, anche se poi qualche sgrammaticato frequente utente di Facebook dice che i miei commenti sono “fuori luogo”. Sarà, potrebbe essere, chi lo sa?? Magari invece per altri potrebbero essere interessanti. D’altronde io scrivo sul mio sito a cui hanno accesso tutti e nello stesso modo non obbligo nessuno a leggermi. Non filtro gli accessi, non banno persone e, soprattutto, non faccio finta di niente.

Roberto Viganò

 

La foto rappresenta un’uscita di molti anni fa in Valle Isorno per i censimenti estivi alla coturnice, quando i censimenti si facevano con criterio. Chi si riconosce nella foto può osservare la provenienza geografica dei cacciatori.

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