Il Gallo Cedrone: specie a rischio, sempre più a rischio…

Il Gallo Cedrone: specie a rischio, sempre più a rischio…

Spesso abbiamo trattato il tema della salvaguardia delle popolazioni selvatiche, cercando di affrontare tutti gli aspetti che possono mettere a rischio il loro stato di conservazione.

Si discute molto sulla necessità di consentire ancora l’attività venatoria alla Tipica Fauna Alpina (Fagiano di Monte, Pernice Bianca e Coturnice delle Alpi) in quanto specie minacciate dal cambiamento climatico e dal degrado dell’habitat. Ma non vengono mai considerati tutti gli altri fattori che incidono, anche maggiormente dell’attività venatoria, sulla sopravvivenza di tali specie e sulla mortalità diretta e indiretta che possono provocare. Dai cani vaganti (non solo randagi, ma anche e soprattutto di turisti mal-educati), agli impianti sciistici, dal turismo invernale a quello estivo, fino ad arrivare alla cattiva gestione dei pascoli e dell’inalpamento fatto proprio nel periodo della cova dei galliformi. Non va inoltre dimenticata la gestione forestale, aspetto cardine nella cura del territorio e dell’habitat nel suo complesso.

Emblematico è il caso del Gallo Cedrone, specie non soggetta ad attività venatoria, che vede tuttavia la popolazione in continuo decremento demografico e spaziale, ove i maggior impatti negativi sono legati al turismo e ad una gestione forestale mirata su altri obiettivi.

Già qualche anno fa anche la Società degli Alpinisti Tridentini aveva segnalato l’inopportunità di creare nuove strade forestali che andassero a distruggere i pochi habitat vocati per lo svolgimento delle arene di canto del tetraonide più grande d’Europa.

Nonostante ciò, anche in queste settimane si torna a discutere, come se tutti avessero la memoria corta, dell’ennesimo stupro a questi ambienti altamente vocati alla specie con la progettazione di lavori forestali nell’area del Pian del Termen, dove si trova una delle arene più grandi del Gallo Cedrone.

Come sottolinea anche Luca Rotelli, con cui ho avuto il piacere di condividere nottate in capanno anche su quell’arena durante un progetto di studio e monitoraggio della specie presso il Parco di Paneveggio, “La mancanza di tutela di questa arena dimostra il disinteresse da parte dell’essere umano nei confronti della natura e la mancanza di consapevolezza riguardo le meraviglie dell’ambiente. Si tratta di un disastro paragonabile all’idea di distruggere il Colosseo per costruire un centro commerciale”.
Parole molto nette, ma che esprimono chiaramente la realtà studiata e vissuta in campo da uno dei più importanti ricercatori sui galliformi alpini europei.

Come è possibile al giorno d’oggi porre un mero interesso economico passeggero davanti alla tutela di specie dal valore conservazionistico non quantificabile?

Abbiamo visto negli anni come il mondo venatorio in diverse zone d’Europa si sia mosso di tasca propria a gestire boschi e pascoli nell’interesse della fauna con attività di miglioramento ambientale e ora ci tocca osservare Comuni che per fermare lavori forestali che andrebbero a distruggere una colonia di specie a rischio estinzione, debbano essere rimborsati dal Parco. La gestione del patrimonio pubblico, fauna compresa, ormai vive un paradosso, lo si osserva da decenni, ma ciò che fa più male è che il grido di dolore del gallo cedrone debba essere sobbarcato sulle intere spalle di un solo biologo che ha davvero a cuore la tutela di queste specie.

Se volete approfondire l’argomento, qui riportiamo le informazioni di dettaglio raccolte e riassunte da Luca Rotelli.

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