L’impiego dell’ozono come procedura di sanificazione delle celle frigo

La sanificazione profonda di una cella frigo, da eseguire per lo meno prima della sua attivazione e al termine di ogni stagione, avviene attraverso l’ozonizzazione degli ambienti. Lo Studio AlpVet, per venire incontro alle esigenze dei propri clienti, è in possesso di un macchinario professionale per la produzione di ozono gassoso ai fini della disinfezione di ambienti anche di grande dimensione.

 

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Ozonizzatore in funzione in una cella frigorifera (Foto Roberto Viganò)

 

Quali sono le peculiarità nell’impiego dell’Ozono nella sanificazione degli ambienti?

L’ozono (O3) è una molecola caratterizzata da un alto potenziale ossidativo (potenziale redox di +2,07 V) inferiore solo ad alcune sostanze, ma nettamente superiore a quello del cloro. Il forte potere ossidante dell’ozono consente al gas di ossidare ed inattivare numerosi composti organici. L’ozono, infatti, decomponendosi rapidamente in fase acquosa può dare origine ad una serie di Specie Reattive dell’Ossigeno (denominate ROS), quali l’anione radicale superossido (O2.-), il radicale idrossilico (HO.) ed il perossido di idrogeno (H2O2), che causano alterazioni della struttura e della funzione delle macromolecole biologiche. Il principale meccanismo di azione dell’ozono, e più in particolare dei ROS, è la perossidazione lipidica, che genera composti biologicamente attivi che a livello cellulare causano danni ai fosfolipidi di membrana.

L’azione ossidante esplicata dall’ozono ha fatto sì che sin dalla sua scoperta fosse utilizzato come agente battericida, fungicida e inattivante dei virus. Esso è stato utilizzato inizialmente come agente disinfettante nella produzione di acqua potabile, in Francia dal 1906 ed in Germania dal 1972. La scelta dell’ozono fu basata sul fatto che esso è più efficace di altri disinfettanti verso un più ampio spettro di microorganismi.

I diversi batteri mostrano una sensibilità variabile all’ozono: i Gram-negativi sono meno sensibili dei Gram-positivi, i batteri sporigeni si dimostrano più resistenti dei non sporigeni. Poiché il meccanismo con cui agisce l’ozono è la perossidazione lipidica, la causa della differente sensibilità sarebbe imputabile alla differente composizione lipidica della parete batterica. L’inattivazione dei virus è stata finora meno studiata di quella dei batteri; è comunque noto che anch’essa avviene rapidamente in seguito ad ozonizzazione, anche se richiede una somministrazione di gas a concentrazioni superiori rispetto a quella necessaria per i batteri. Si è osservato, infatti, che le curve di inattivazione mostrano un rapido abbattimento delle colture fino al 99%; il restante 1% richiede un tempo maggiore per la totale inattivazione.  Il meccanismo di azione dell’ozono sui virus non è quello di una distruzione, come nel caso dei batteri, ma di un’inattivazione; l’azione dell’ozono consisterebbe in un’ossidazione, e conseguente inattivazione, dei recettori virali specifici utilizzati per la creazione del legame con la parete della cellula da invadere. Viene così bloccato il meccanismo di riproduzione virale a livello della sua prima fase: l’invasione cellulare.

In Europa l’utilizzo di ozono ai fini alimentari è stato introdotto nel 2003, per la disinfezione e sterilizzazione durante i processi d’imbottigliamento dell’acqua. Infatti, la Direttiva 2003/40/CE della commissione EFSA del 16 maggio 2003 ha determinato l’elenco, i limiti di concentrazione e le indicazioni di etichettatura per i componenti delle acque minerali naturali, nonché le condizioni d’utilizzazione dell’aria arricchita di ozono per il trattamento delle acque minerali naturali e delle acque sorgive. In Italia, il Ministero della Sanità con protocollo del 31 luglio 1996 n° 24482, ha riconosciuto l’utilizzo dell’ozono nel trattamento dell’aria e dell’acqua, come presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, muffe ed acari (Vd http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1514_allegato.pdf).

La caratterista predominante dell’ozono è che in condizioni atmosferiche standard è in fase gassosa, favorendo numerose applicazioni in campo igienico-alimentare. A differenza dei disinfettanti classici (es. il cloro) che rilasciano residui inquinanti, l’ozono si decompone ad ossigeno; ciò rappresentar un vantaggio per l’ambiente e per la salute. Vista la sua breve emivita, l’ozono non può essere prodotto e conservato, ma è necessario che venga generato in situ al momento dell’utilizzo attraverso gli ozonizzatori.

 

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Lettore concentrazione di Ozono installato all’interno di una cella frigo (Foto Roberto Viganò)

 

Nel settore delle carni l’ozono controlla efficacemente la formazione di muffe e batteri nelle celle frigorifere destinate alla conservazione delle carni. Inoltre, distruggendo gli odori, evita il passaggio di aromi non graditi da un prodotto all’altro. Il trattamento dovrebbe essere eseguito su ambienti vuoti, in quanto alte concentrazioni di ozono possono aumentare significativamente la perossidazione lipidica, una delle cause principali del deterioramento della carne.

L’inattivazione dei  batteri (E. coli, Legionella, Mycobacterium, Streptococcus) avviene con concentrazioni di 2,2 ppm per almeno 20 minuti, quella dei virus (Rotavirus, Enteric virus) necessita di concentrazioni fino a 4,1 ppm per 20 minuti. Le muffe (Aspergillus, vari ceppi di Penicillum, Cladosporidium) vengono inattivate a concentrazioni di 2 ppm per 60 minuti, mentre i funghi (Candida spp) necessitano di concentrazioni molto basse, pari a 0,3 ppm per pochi minuti.

Anche nel settore della stagionatura dei formaggi l’ozono viene impiegato con successo. Soprattutto nei casi dei formaggi stagionati l’ambiente areato determina un incremento della proliferazione dei microorganismi, che possono causare danni al prodotto. I metodi tradizionali atti a controllare la crescita di lieviti, muffe e batteri tuttavia risultano costosi e poco efficaci, pertanto è sorta la necessità di trovare metodiche alternative. L’ozono gassoso si è dimostrato assolutamente adeguato nell’eliminazione delle muffe presenti nell’ambiente di stagionatura e non di quelli già presenti nel formaggio, non alterando così i normali processi di fermentazione e stagionatura. È stato osservato che il trattamento regolare con ozono a concentrazioni di 2 ppm per 30 minuti circa porta all’eliminazione anche di alcuni insetti, tra cui Acarus siro, Tyrophagus casei (cosiddetto “acaro del formaggio”) e Tyrophagus putrescentiae.

Chiedi un preventivo per la sanificazione della tua cella mediante ozonizzazione a info@alpvet.it

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