Uno sguardo oltre le Alpi

La valle del Khumbu, in Nepal, è un intreccio di colori, profumi e sguardi che segnano per sempre il tuo passaggio. Ho camminato lungo i sentieri di questa valle immersa all’interno del Parco nazionale di Sagarmatha, istituito nel 1976, situato ai piedi della catena dell’Himalaya ed affacciato al versante sud dell’Everest.
Sagarmatha, nome in sanscrito del monte Everest, in lingua nepalese può esser tradotto con queste parole ‘madre dell’universo’. Con una superficie di 1148 kmq comprendere al suo interno la vetta più alta del mondo (8.848 m) ed il suo obiettivo è la conservazione della biodiversità di un territorio unico riconosciuto anche dall’Unesco come Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Dopo l’arrivo nell’incredibile caos ed inquinamento di Katmandu (1355 metri slm), breve sosta tecnica e si riparte con volo locale per Lukla (2860 m) dove si trova l’aeroporto più singolare (e forse pericoloso) del mondo con una piccola pista in salita, oggi asfaltata qualche anno fa ancora in terra battuta, e dove si ‘naviga a vista’ !

A Lukla si inizia a respirare la prima ‘aria sottile’ degli 8000 ma soprattutto si respira la storia dell’alpinismo. Da qui son passati tutti partendo da Sir Edmund Hillary (Neozelandese) con lo sherpa Tenzing Norgay, i primi uomini a raggiungere la vetta del monte Everest il 29 maggio 1953, sino a Reinhold Messner quando nel 1978 è stato il primo uomo a scalare l’Everest senza l’ausilio di ossigeno supplementare insieme a Peter Habeler. Pensare che, questi uomini, in un’epoca con materiali tecnici ed attrezzature decisamente inferiori alle attuali, senza wi-fi, previsioni meteo aggiornate abbiano compiuto tali imprese riporta questi personaggi più che alla definizione di “Alpinisti” a quella di veri e propri “Esploratori”!

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Statua dello Sherpa Tenzing Norgay con skyline Everest sullo sfondo (Foto Luca Pellicioli)

Accompagnati dalle nostre guide il trekking procede sino al villaggio di Namche Bazaar (3440 m) dove incontriamo i responsabili della scuola primaria del villaggio alla cui realizzazione ha contribuito nel 2005 Silvio Mondinelli (Gnaro, terzo Italiano ad aver salito tutti i 14 ottomila). Dopo il terribile terremoto dell’Aprile del 2015 il Nepal ha subito profonde devastazioni del territorio ed anche la scuola stessa ha avuto ingenti danni e necessita di essere ricostruita quasi totalmente. Nel solco di questo progetto lo scorso anno con alcuni amici legati dalla comune passione per la montagna abbiamo avviato il progetto “Cuori in Movimento” che ha voluto fornire un contributo a tutto il lavoro avviato negli anni passati e si pone come obiettivo futuro fornire supporto alle scuole primarie dei villaggi delle terre alte del mondo.

Namche è un villaggio davvero particolare, l’ultimo “punto vita” prima dell’avvio lungo il sentiero che porta al “Base Camp” (5600 metri). La tappa successiva raggiungiamo Tengboche posto a quasi 4000 metri dove è presente un importante monastero Tibetano ed un freddo rifugio con vista sulla skyline Everest – colle sud – Lhotse ed a fianco il caratteristico cuneo della cima Ama Dablam, detta anche il Cervino dell’Himalaya.

The clouds run fast… così appare il cielo del Nepal… mentre trascorrono con un ritmo singolare le giornate. Passi corti lungo sentieri impolverati che tra salite, discese e poco ossigeno aiutano a calarti nel ritmo di un mondo molto diverso dal nostro, ma che affascina tremendamente. Le tipiche bandierine di preghiera che sovrastano abitazioni e ponti tibetani diffondono nell’aria i loro mantra, gli stupa e le molte ruote di preghiera (attorno cui, secondo la tradizione buddista occorre sempre girare in senso orario ) riempiono di spiritualità e di energie positive questa vallata !

Ed è già tempo di ‘go back home’…

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Thar dell’Himalaya – Hemitragus jemlahicus (Foto Luca Pellicioli)

Sulla strada del ritorno, la nostra deformazione professionale, non può che portarci alla ricerca dell’osservazione della wildlife locale del parco. L’ungulato selvatico che caratterizza questa zona è il Thar dell’Himalaya (Hemitragus jemlahicus) che vive sulle pendici montuose delle montagne dell’Asia Centrale e stato studiato nell’ambito del progetto Ev-K2-CNR e dal Prof. Sandro Lovari dell’Università di Siena. Altro ungulato è il Musk deer (Moschus chrysogaster), ma anche fasianidi come il Danphe (Himalayan monal) e predatori come l’affascinante leopardo delle nevi (Uncia uncia).

Osserviamo diversi Thar subito dopo il passaggio di un lungo ponte Tibetano e riusciamo a raccogliere delle feci, trovate lungo il sentiero, che riportate in Italia hanno soddisfatto la nostra curiosità veterinaria.

Si torna in Italia… ma torneremo presto !

Namaste’

Luca Pellicioli

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